Un campo di internamento a Penne
Forse troppo presto si è voluto dimenticare che Penne ha avuto i suoi internati: ebrei e slavi.
L'occasione è propizia per accennarvi alcuni ignorati aspetti tristi che caratterizzarono la Storia di Penne di quel periodo.
Da una ricca documentazione si evince che a Penne, nel 1943, per diversi mesi la conceria Cantagallo, già De Caesaris - vedi foto , "ospitò" personaggi non graditi al regime allora vigente. Gli internati furono 22 - vedi elenco che per ragioni economiche vennero poi trasferiti al campo di concentramento "Le Fraschette" di Alatri (Fr)*.
Si tratta di ventidue persone (cinque famiglie) che nella documentazione vengono quasi sempre chiamate con il termine di "sfollate". Ma in un documento del 3 luglio 1942, la Prefettura di Pescara dice che "i predetti, da considerarsi ammoniti, siano sottoposti alle relative prescrizioni e vigilati". Si tratta quindi di internati civili a tutti gli effetti, o perché congiunti di ribelli oppure perché sgomberati di forza da qualche villaggio.
Una conferma ci viene da un documento del mese di gennaio del 1943 della Regia Prefettura di Pescara - leggi lettera .
Da una lettera spedita dal Prefetto della Provincia del Carnaro al Ministero dell'Interno in data 2 agosto 1943 - leggi , si apprende che lo stesso esprime parere sfavorevole alla richiesta di liberazione (non sappiamo rivolta da chi) di Rubesa Andrea, di sua madre Giuseppa e della sorella Dorotea, tutti internati a Penne. Scopriamo che Giuseppa Rubesa e sua figlia Dorotea furono internate nel centro vestino il 6 giugno del 1942 proprio perché il congiunto Andrea si era dato alla macchia. Un motivo che i militari italiani ritenevano sufficiente per bruciare la casa e mandare all'internamento i familiari dei partigiani.
Successivamente, nell'agosto del 1942, Andrea Rubesa decide di costituirsi e si consegna ai carabinieri di Castua (si tratta della cittadina ora croata di Kastav, luogo di residenza della famiglia Rubesa). Ma nonostante questo gesto, che ovviamente gli costa l'internamento, sua madre e sua sorella non vengono liberate. Così, si trovarono tutti e tre reclusi nel comune di Penne.
Per alloggiare i ventidue internati vengono ivi presi in affitto dai fratelli Cantagallo alcuni locali annessi alla ex conceria. Per la cifra di 270 lire al mese sono cedute una stanza al pianterreno e cinque al primo piano.
L'edificio ha bisogno di alcuni lavori di sistemazione, e la prefettura chiede l'autorizzazione al Ministero - leggi preventivo . Per quanto riguarda invece i letti, vengono prelevati dal non lontano campo di concentramento di Città Sant'Angelo ventidue brande da assegnare agli internati del comune di Penne.
L'utilizzo dei letti che fanno parte della dotazione del campo di concentramento di Città Sant'Angelo, è oggetto di una fitta corrispondenza tra la Prefettura di Pescara e il Ministero dell'Interno.
Alla fine di gennaio del 1943, dopo sei mesi dall'arrivo degli internati a Penne, vengono finalmente autorizzati i lavori edili, l'acquisto di suppellettili, e viene anche approvato il canone di affitto dei locali presso le ex concerie Cantagallo.
Ma, nonostante gli sforzi compiuti nel tentativo di alloggiare gli internati, qualcosa non deve essere andato a buon fine. Infatti, il 24 maggio 1943, una lettera della prefettura di Pescara informa la Direzione Generale dei Servizi di Guerra del Ministero dell'Interno che non è stato possibile "dare diversa sistemazione ai ventidue sfollati del Carnaro residenti a Penne".
Molto probabilmente, il Ministero deve aver considerato eccessiva la spesa sostenuta per gli internati (affitto, ecc.) e, come avviene per molte altre località di internamento, chiesto ai prefetti di alloggiare gli sfollati (o internati) presso istituti di mendicità od ospizi per anziani.
Sulla risposta negativa da parte del prefetto di Pescara, un appunto scritto a matita dice: "Non sarebbe opportuno trasferire i ventidue sfollati al campo Fraschette?"
Ed è quello che poi effettivamente avviene. Il 6 giugno viene ordinato il loro trasferimento al campo di concentramento Le Fraschette di Alatri - vedi foto . , che viene materialmente effettuato circa un mese dopo, il 10 luglio, esattamente un anno dopo il loro arrivo nel comune di Penne. In un documento sono riportati i nomi degli internati (purtroppo non la loro data e luogo di nascita). Infine, non ci si poteva dimenticare delle brande. Il Ministero stabilisce che i ventidue letti di proprietà della ditta Piscitelli devono essere riportati al campo di concentramento di Città Sant'Angelo - leggi lettera .
Riguardo alla vicenda degli internati di origine ebraica a Penne, aggiungo solo una pagina del libro “IL CASO LICHTNER” scritto qualche anno fa da Giuseppe Perri - leggi .
Lo studio di queste vicende andrebbe ulteriormente approfondito. (L.G.)
* Il campo delle Fraschette fu un campo di internamento istituito nel 1941 dalle autorità militari del regime fascista nel territorio di Alatri, in provincia di Frosinone.
Entrò in funzione il 1º ottobre 1942 e rimase attivo fino al 19 aprile 1944. Benché progettato per ospitare prigionieri di guerra, finì per diventare luogo di internamento di civili per lo più slavi e greci, e delle altre popolazioni direttamente in guerra con l'Italia.
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