L'eroico gesto compiuto da Pultone durante il sanguinoso assalto sferrato a Pinna dalle guarnigioni romane, nell’89 a.C., è arrivato alla nostra conoscenza grazie allo storico Valerio Massimo. Poco si conosce della vita di questo autore: sappiamo, però, che visse a Roma a cavallo dei due secoli che coincisero con la nascita di Cristo.
Valerio Massimo scrisse un manuale di esempi retorico-morali “Factorum et dictorum memorabilium libri IX “. Opera erudita di carattere divulgativo, raccoglieva fatti e aneddoti ripresi da fonti diverse (tra le quali Cicerone, Tito Livio, Varrone e, fra i greci, Erodoto e Senefronte in particolare), suddivisi in 9 libri e 95 categorie di vizi e virtù.
Tratti per la maggior parte dalla storia romana e, in misura minore, da quella greca, gli aneddoti hanno un carattere moraleggiante. La modesta finalità dell'autore è infatti quella di portare al lettore esempi attraverso i comportamenti virtuosi dei grandi uomini del passato, di modo che i retori, a cui questa opera sembra essere indirizzata, potessero farne uso nei loro discorsi per dare peso alle loro argomentazioni (nel nostro caso: esempio di amore verso il padre e la patria).

Nel corso dei secoli si sono pubblicate diverse edizioni dell'opera.

new Anche Luca da Penne, attorno al 1370, nel manoscritto intitolato "Commento a Valerio Massimo", V libro, al capitolo: "De pietate erga parentes..." cita l'episodio del quale è protagonista il compaesano "Plutone"(sic!).

Luca da Penne


Il Prof. Candido Greco, in merito all'argomento, ha pubblicato l'articolo sottostante sul numero di ottobre 2015 del periodico LACERBA.

Lacerba ~ articolo di Candido Greco


Pietra sepolcrale di Luca da Penne - Chiostro comunale  Pietra sepolcrale di Luca da Penne posta all'interno del chiostro comunale di Penne


         Busto di Luca da Penne realizzato nel 1887 da Angelo de Vico         Busto di Luca da Penne realizzato nel 1887 dallo scultore Angelo de Vico


Pultone viene citato anche da Frat'Antonio Naccaria nel suo libro IL SOGNO DI NABUCCO pubblicato a Napoli nella seconda metà del 1600.

frontespizio Il Sogno di Nabucco

Il Sogno di Nabucco

Il Sogno di Nabucco


 

Riportiamo sotto, l’episodio di Pultone come riprodotto in lingua originale in una pubblicazione del 1830, tradotto, poi, in italiano:

Factorum Et Dictorum Memorabilium Libri Novem - liber V

5.4.ext.7 - Eadem caritas Italico bello Pinnensem iuvenem, cui Pultoni erat cognomen, tanto animi corporisque ropore armauit, ut, cum absessae urbis suae claustris praesideret et Romanus imperator patrem eius captiuum in conspectu ipsius constitutum destrictis militum gladiis circumdedisset, occisurum se minitans, nisi inruptioni suae iter praebuisset, solus e manibus senem rapuerit, duplici pietate memorandum, quod et patris servator nec patrie fuit proditor.

DETTI E FATTI MEMORABILI LIBRI NOVE - LIBRO V

5.4.ext.7 - Uguale amore armò, al tempo della guerra contro gli italici, un giovane pennese, di nome Pultone, di tanta forza fisica e morale che, preposto alla difesa della sua città assediata e avendogli il generale Romano mostrato, tra le spade sguainate dei soldati, suo padre prigioniero, minacciando di ucciderglielo se non avesse offerto un varco al suo assalto, riuscì da solo a strappare il vecchio dalle mani nemiche, con ciò acquistandosi il diritto di essere ricordato per la duplice pietà di salvatore del padre e di fedele difensore della patria.


L'Abate Domenico Romanelli, nelle pagine 245, 246 e 251 della sua "Antica Topografia Istorica del Regno di Napoli" così racconta di Pultone:


In merito all'argomento trattato riportiamo anche alcune pagine del libro "PINNA" pubblicato dal Prof. Giovanni Colasanti nel 1907.

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Nel 1904, Giovambattista "Tito" POLACCHI, (Penne ~ Pescara 4-10-1912) pubblicò "PULTONE o L'EROE VESTINO" un dramma in 3 atti.

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Nel 2014, Maria Serena VALENTINI, ha pubblicato un adattamento in italiano contemporaneo del "Dramma" elencato sopra.

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L'opera del Polacchi venne rappresentata nel Teatro Comunale di Penne nei giorni 20 e 21 febbraio 1908, dalla Compagnia Drammatica Italiana diretta dal Cavalier Giuseppe De Liguoro.

Giuseppe De Liguoro di Presicce (Napoli, 10 gennaio 1869 - Roma, 19 marzo 1944) è stato un attore e regista italiano del cinema muto agli inizi della cinematografia.

Iniziò come attore teatrale, e il suo debutto avvenne nel 1894 al Teatro Alfieri di Firenze con l'interpretazione del personaggio di Orazio nell'Amleto di Shakespeare, quando fece parte della compagnia di Libero Pilotto ed Ermete Zacconi.

Diresse poi delle proprie compagnie, con repertorio classico. Nella Città di Penne, oltre quello di Pultone, ebbe modo di presentare anche altri spettacoli.

Nel 1908 abbandonò il teatro per dedicarsi alla cinematografia, e iniziò alla SAFFI-Comerio di Milano, poi divenuta Milano Films, come direttore artistico.

Nella casa milanese, De Liguoro girò i suoi primi successi, i cui soggetti furono ricavati da opere letterarie e teatrali o dalla storia politica e sociale, come Marin Faliero, doge di Venezia (1909), Edipo re (1910), L'Odissea (1911). Di grande rilevanza fu Gioacchino Murat - Dalla locanda al trono. Il film la cui trama si basava sulla vita di Gioacchino Murat, fu girato nel castello di un nobile milanese, dove furono fatte imponenti scenografie e impiegate ben 400 comparse.