Acqua
Ventina
breve cronaca, fra certezze, dubbi e novità

La monumentale fontana dell'Acquaventina

    La storia nota della fonte dell'Acqua Ventina inizia la notte tra il 1° e il 2 di agosto 1827, quando alcuni contadini della valle del Cupo, furtivamente, dopo aver praticato un foro, tentarono l'accesso all'interno di un manufatto fittile, affiorato nel terreno dopo un periodo particolarmente piovoso. Grande fu la delusione quando scoprirono che al posto degli anelati tesori, appariva sotto ai loro occhi un serbatoio pieno d'acqua. Il giorno successivo, una volta diffusasi la notizia, arrivarono in loco le autorità cittadine che, memori di alcuni accenni di storia vetusta e di una lapide anticamente collocata in un muro esterno della chiesa di S. Panfilo, dopo aver sorseggiato l'acqua, con grande foga, enunciarono che la scoperta si riferiva alle polle sorgive dell'Acqua Ventina et Virium.....

polle sorgive Infatti, è bello credere che in quella occasione tutti furono entusiasti nel sostenere che la captazione era sicuramente quella dell'acqua pennese tanto decantata nell'antichità (M. Vitruvio Pollione che visse ai tempi di Augusto e Muzio Pansa celebre medico pennese del XVI° secolo). Subito vennero chiamati insigni studiosi per far attestare la sanità delle acque; nessuno, però, si prese la briga di far analizzare ad esperti archeologi le tracce materiali della costruzione rinvenuta.
I primi ragguagli sull'acqua furono forniti al Sindaco, in data 5 agosto 1827, con rapporto dei medici locali: Lauriti, Giancola, Bucchianica e Rossi.
Dunque, seppur ritrovata molto fuori dal centro abitato, si volle fortemente credere che l'opera scoperta, fosse il "castellum" d'epoca romana della fonte inspiegabilmente scomparsa durante lo scorrere dei secoli precedenti.
Circa il da farsi per la valorizzazione della risorgiva, le redini furono prese dall'allora Sindaco Marchese Tommaso De Torres, che si avvalse della collaborazione del dott. Vincenzo Gentili, medico chirurgo e di Federico Dottorelli, sovente definito Architetto, ma con titolo di studio di Agrimensore.

vecchia cartolina scalinata sinistra

Dalle tre pubblicazioni di Vincenzo Gentili (Ventina et Virium - 1828; Quadro di Città di Penna - 1832; Trattato su l'Acqua Ventina et Virium di Città di Penna - 1833), riguardanti il ritrovamento, si conoscono infiniti particolari di cronaca.
Ad esempio, l'approvazione da parte dell'allora Amministrazione Comunale di un preventivo di spesa non indifferente di 3.020 Ducati, così ripartito:

  • ricerca antico acquedotto ducati 30;
  • casotto di ricovero ducati 30;
  • catena di fabbrica ducati 80;
  • chimici forestieri ducati 200;
  • distributori dell'acqua ventina ducati 280;
  • parte di strada del fonte ducati 400;
  • fontana nuova ducati 2000.

Inoltre, si apprendono notizie sulla progettazione della monumentale fontana, affidata all'Agrimensore/Architetto Federico Dottorelli (forse stretto parente del dott. Gentili in quanto figlio di Luisa Gentili).
Mancano, invece, riferimenti sulla realizzazione dei lavori in muratura, che emergono, però, da una contesa giudiziaria trattata dal Tribunale di Teramo il 4 luglio 1829 (documento originale in mio possesso) in cui si trovano informazioni interessanti e inedite.
Le parti in causa sono i seguenti personaggi:

  • Massimo Nicola Andreoli, di professione Fabbricatore;
  • Paolo Campili, architetto e ingegnere, via Lucina n. 10 - Roma.

particolare vertenza giudiziariaQuest'ultimo introdusse giudizio presso il Tribunale Civile di Teramo per l'esecuzione di una società di appalto della costruzione della Fontana delle acque Ventine in Penne, con la seguente citazione:
"Essendo rimasta la candela (vincita dell'asta - N.d.R.) della Fontana Ventina al Signor Massimo Nicola Andreoli, costui ammette, ed intende di fare tutta la fabbrica, ed opera corrispondente in società col sopranominato Signor Paolo Campili con i seguenti patti:

  • Che il denaro che si andrà ad introitare dal Comune di Penne pel terzo anticipato, e seguenti dovrà depositarsi presso il Sig. D. Sigismondo de Sanctis (allora Esattore comunale di Penne - N.d.R.), il quale pagherà le somme che si andranno a spendere settimanalmente in seguito di mandati dei sottoscritti, ed in mancanza di uno dei soci di quello presente;
  • Che tutte le spese debbano farsi di comune consenso, sia che riguardano gli operai, sia che riguardano l'acquisto dei materiali;
  • Che dalla cassa non possa prelevarsi alcuna somma per bisogni particolari sotto qualunque pretesto, se prima non sarà terminata, e riconsegnata l'intiera opera;
  • Che tutte le spese di aggiudicazione, carta, registro, e qualunque altra impreveduta, che potesse esserci vadino a carico comune dei Soci.

Fatto in doppio per conservare uno per ciascuno, e sottoscritto da entrambi in Penne li 19 Ottobre 1828."
Nello specifico: Campili fece causa ad Andreoli perchè questi agiva di propria iniziativa sui prelievi di denaro dal fondo cassa e programmava, altresì, singolarmente la cronologia dei lavori da eseguire (forse per la scarsa presenza a Penne dell'ingegnere romano).
Infatti: "..... per i lavori da farsi nella fontana Ventina di Penne per quelle ragioni che appartener possono al Sig. Campili, stante che il medesimo Andreoli come aggiudicatario volendo soverchiare il nomato Campili ad onta del citato foglio, e specialmente nel secondo articolo contenente che tutte le spese debbono farsi di comune consenso sia che riguardano gli operai, sia che riguardino le spese dei materiali, si è fatto lecito col terzo dell'importo dei sudetti lavori ricevuto dal Comune di Penne, nella somma di ducati seicento, senza fare inteso il Socio Campili, di provvedere all'uopo de lavori medesimi i materiali, operai ed anche arbitrariamente messo mano all'opera.
In conseguenza della convenzione stabilita, l'Istante chiede di voler fare la propria metà dei lavori che sono divisibili in ogni parte, e per i quali il medesimo Sig. Andreoli faccia tenere in mano del Sig. D. Sigismondo de Sanctis la somma di ducati trecento, essendo questa la metà del primo terzo già dal medesimo Andreoli ritirato ad oggetto di potere settimanalmente spendere come è prescritto nel primo articolo di detto doppio originale.
Per l'espresse sudette condizioni, ed arbitrii dell'Andreoli, l'Istante Campili chiede, che venga ammessa, e deliberata la domanda, per un tempo determinato, o in difetto condannato l'Andreoli per la somma di ducati centocinquanta di utile, che vi possono essere per parte del Campili, e perchè il sudetto Andreoli non abbia ad avanzare quei lavori che non gli competono di fare, non comparendo in contumacia venga ordinato la sospensione de' lavori durante la quistione, e condannarsi alle spese.
Colla riserva infine di dedurre da parte dell'Istante ogni suo diritto, ragione, ed azione, ed ho dichiarato ad esso Andreoli, che non comparendo fosse in sua contumacia aggiudicata la presente dimanda, e che per l'Istante sarà rappresentato dal Patrocinatore D. Carlo Ginaldi."
A tutela dei propri interessi Andreoli nominò come difensore l'Avvocato Paolo de Santi il quale produsse al giudice il seguente atto:
"Il qui sottoscritto Patrocinatore presso il Tribunale Civile di Teramo, dichiara al Sig. D. Carlo Ginaldi Patrocinatore presso detto Tribunale del Sig, D. Paolo Campili Ingegniere Romano, che egli si incarica e si costituisce pel Sig. Massimo Nicola Andreoli Fabbricatore in Penne sopra l'atto di citazione del 30 Maggio 1829, e chiede preliminarmente che esso attore Sig. Campili stante la sua qualità di Straniero, in conformità degli articoli 260, e 261 delle leggi di procedura Civile debba essere condannato a pagare la cauzione per lo pagamento delle spese, e de danni ed interessi, ne quali potrà essere condannato in esito della Causa da lui promossa al Sig. Andreoli.
Teramo il 27 Giugno 1829"
Purtroppo manca il finale: ovvero non possediamo le carte relative al pronunciamento del giudice.
Abbiamo però la macroscopica certezza che i lavori di costruzione della monumentale fontana andarono a buon fine.

    CHI ERA:
    Il Fabbricatore Massimo Nicola Andreoli, nato a Penne nel 1787, marito di Brigida Panico e padre di due figlie gemelle, residente in piazza Purgatorio, sicuramente era ben inserito nel contesto politico-economico locale. Appena conclusi i lavori di edificazione della monumentale Fonte Ventina, nell'anno 1830, "affin di rendere regolare la facciata della di lui casa", usufruì di un "personale" Decreto Reale del Regno delle due Sicilie.
    "(N. 3187) Decreto col quale il comune di Penne nel 1° Abruzzo ulteriore è autorizzato a fare occupare da Massimo Niccola Andreoli una striscia di terra di suolo pubblico della lunghezza di palmi diciannove (1 palmo = 26 cm ca. - N.d.R.) per tre quarti di palmo di lunghezza compensata, formante una superficie di palmi quadrati tredici ed un quarto, affin di rendere regolare la facciata della di lui casa sita nel largo Purgatorio di quella città; a condizione che l'Andreoli rilasci in compenso al comune suddetto tre pezzi di suolo attualmente di sua proprietà, una volta occupati il primo da quattro scalini che immettevano in una porta della stessa sua casa, e gli altri due da antiche scarpe di sostegno della casa medesima, della estensione dette tre porzioni di suolo, la prima di palmi cinquanta quadrati, la seconda di palmi dieci e mezzo quadrati, e la terza di palmi quadrati dodici e quattro quinti, in tutto palmi settantatre ed un quinto. (Quisisana *, 5 Agosto 1830.)"
    * Quisisana è una frazione di Castellammare di Stabia che fu la residenza estiva del re Francesco I di Borbone.